LA STORIA (DELL’ARTE) SIAMO NOI (parte prima)

“Professoré, ma che andiamo a fare a Lanciano?” “Professoré, ma non era meglio una gita a Roma?” “Professoré, ma quando si mangia?”

L’iniziativa di portare le classi quarta e quinta indirizzo turistico dell’ITC a visitare il Museo Diocesano di Lanciano e, con l’occasione, la mostra di arte contemporanea dell’artista aquilano Sandro Visca, la mattina del 28 settembre, non è stata accolta da scrosci di entusiasmo. Il che non deve mai scoraggiare l’insegnante temerario di turno, perché una volta giunti sul posto il piccolo miracolo di risvegliare la curiosità e l’interesse dei ragazzi, ancora una volta, si è compiuto. Quasi per tutti. Sotto la guida competente e istrionesca di Domenico Del Bello e accolti con calore da tutti i dipendenti del Museo, i ragazzi hanno svolto attività di didattica museale in modo coinvolgente, imparando allo stesso tempo qualcosa sulla storia locale e sul modo in cui si leggono i dipinti.

La mostra di Sandro Visca li ha proiettati in un mondo incantato e a tratti, secondo l’opinione di qualcuno, inquietante: i colori caleidoscopici e le invenzioni del maestro aquilano hanno impressionato e suggestionato ragazzi abituati a un quotidiano bombardamento disordinato di immagini. La visione del documentario “Un cuore rosso sul Gran Sasso” ha aggiunto un tocco di magia e qualche riflessione sulle differenze tra gli ideali e…il look dei giovani degli Anni ’60. Una full immersion nella storia a 360 gradi, antica e recente, che li ha resi soddisfatti e sicuramente più ricchi, rispetto a una giornata che sembrava non promettere nulla di interessante.

“Mi hanno particolarmente colpito i gioielli ex voto esposti nel Museo Diocesano e le statue di varie dimensioni della Madonna relative al rito del consolo, perché esprimono davvero i sentimenti di dolore per la perdita di un figlio”, esordisce Sara. “Della mostra di Visca, invece, mi ha colpito l’uso delle stoffe dai colori accesi: sono meravigliose. L’asparago, presente in tutte le sculture e in alcuni quadri, mi ha incuriosito, mi sono chiesta il perché ricorresse tanto questo oggetto”.

Per Giuliano “L’uscita didattica presso il Museo Diocesano è stata positiva perché ci ha dato l’opportunità di imparare qualcosa in più sul nostro territorio e sulla sua storia. La mostra di Visca mi rimarrà impressa per la sua stranezza: mi ha lasciato tanti interrogativi sul significato di alcune opere, mi ha fatto riflettere”.

“Al di là del contenuto delle varie sale, mi ha colpito scoprire che ogni quadro è portatore di molteplici significati, che ogni singolo oggetto legato alla liturgia aveva una specifica funzione e che ogni quadro nasconde un messaggio o un consiglio. Ad esempio, nel caso del quadro del Cristo porta Croce mi ha colpito il volto sereno di Gesù e il significato che c’era dietro a quella immagine così distesa: se lui si è portato la propria croce in silenzio, ognuno può fare lo stesso nel portare la propria. È il significato che mi è piaciuto più di tutti”. Francesco ci espone con precisione il suo punto di vista. “La sala con la mostra di Visca mi è piaciuta molto, anche se ho preferito le opere d’arte del Museo Diocesano, di significato più complesso e più elaborate”. È venuto fuori l’antico adagio che da sempre accompagna le opere contemporanee: “potevo farlo anch’io”. I giovani alunni dell’ITC non sanno quanto il tema in campo artistico sia dibattuto: la sfida per un insegnante è quella di avvicinare i giovani all’arte contemporanea portandoli a vedere al di là del manufatto, svelando i significati profondi che lo hanno generato. Uscire dai banchi di scuola e frequentare le mostre può essere un inizio. Attendiamo la fine dell’anno per cantare vittoria…

(Hanno collaborato Sara Galasso, Giuliano Subashi, Francesco Sanvitale – VA TUR ITC)

Author: redazione

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