Cerchio. Opaco. Plastica bruciata. Sono l’anima delle opere di Alberto Burri. Noi studenti dell’ITC (classi quarte e quinte) siamo andati a Città di Castello nel mese di dicembre per visitare gli Ex Seccatoi di Tabacco, dove sono conservate le opere di dimensioni più grandi dell’artista, quadri e sculture monumentali e cretti. Prima di questa esperienza, ci siamo fermati ad Assisi, per ammirare ancora una volta gli affreschi di Giotto e Cimabue nella Basilica di San Francesco. Un contrasto di stili che ha lasciato in noi impressioni indelebili.
“Secondo me – dice Francesco – sicuramente Burri segue uno stile personale, che magari cela una storia e vuole raccontare qualcosa di molto profondo, anche se io, a primo impatto, non sono riuscito a intravedere l’essenza vera delle opere. Magari, se avessi avuto più tempo per soffermarmi, avrei compreso meglio. Sono sicuro che, se mai dovessi tornare a vedere dal vero una mostra di Burri, resterei più affascinato dalla storia che si cela dietro le opere che dalle opere stesse. Inoltre, il fatto di aver visto gli affreschi di Giotto durante la mattinata, prima di arrivare a Città di Castello, ha creato in me uno stato di incomprensione, nel vedere come l’arte da Giotto possa essere “evoluta”, o meglio, cambiata, così tanto, fino a giungere a certi risultati”.
“Non saprei cosa dire: di primo acchitto sono rimasta senza parole – aggiunge Silvia. Alcune opere di Burri non mi hanno impressionato positivamente, forse mi aspettavo qualcosa di più e di diverso, ma riconosco che è originale rispetto a opere più convenzionali, è qualcosa che in qualche modo rimane impresso”.
“Voglio dire qualcosa sulla semplicità – interviene Gabriella – la semplicità la troviamo nelle piccole cose eppure non smette mai di stupirci. E’ quello che ho provato osservando le opere di Burri. Per quanto riguarda Giotto, invece, devo dire che è come me lo aspettavo: ti lascia davvero di stucco il fatto di guardarti intorno e trovarti circondata da tutti quei capolavori”.
“Burri mi ha colpito in modo negativo, perché, pur essendo a suo modo originale, è troppo ripetitivo, monotono e mi trasmette noia. Giotto è tutta un’altra cosa: il suo modo di dipingere ti colpisce fin da subito. L’utilizzo della tecnica, dei colori, lo studio che c’è dietro: tutto ciò rende le sue opere una gioia per gli occhi. Per me Burri è un Giotto che non ci ha creduto abbastanza – conclude Mattia”.
Hanno collaborato Gabriella Carbone, Silvia Costantini, Giulia Di Deo, Mattia Pompilio, Francesco Sanvitale (VA TUR ITC)
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