#PalermoChiamaItalia….e Ortona risponde

Il 23 maggio 1992 la nostra Repubblica subisce uno dei colpi più duri  che la Mafia abbia mai inferto alle istituzioni e ai valori che ne regolano il funzionamento. Duecento chili di tritolo sventrano centinaia di metri di asfalto dell’autostrada A29. Il paese è sgomento, inorridito dalla brutalità con cui vengono uccisi il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la sua scorta.

Nel XXVII anniversario della strage di Capaci, seguita a pochi mesi di distanza da quella di Via D’Amelio, numerose iniziative e celebrazioni si sono svolte in tutta Italia. Settantamila studenti si sono fermati a riflettere, sono scesi nelle piazze, hanno dato voce alla sempre più sentita esigenza di legalità, di cui Falcone e Borsellino rappresentano gli alti testimoni.

In Abruzzo, a Ortona, si è svolta la prima Marcia della Legalità, organizzata dall’IPSIA “G. Marconi” all’interno della Maratona della Legalità, iniziata il 20 maggio e in chiusura per il 25 maggio. Durante queste giornate l’IPSIA ha organizzato convegni con ospiti di rilievo su aspetti particolari della legalità.

Giovedì 23 maggio 2019, insieme alle autorità locali, ai dirigenti scolastici, e ai docenti, gli studenti di tutte le scuole superiori di primo e secondo grado hanno attraversato le principali vie della città, cantando e proclamando inni alla legalità. Questi i numeri: circa ottocento presenze; due istituti comprensivi – M. Serao e F.P. Tosti; due istituti tecnici – ITC Einaudi e ITN Acciaiuoli; due licei – Classico Vico e Scientifico Volta; due associazioni del territorio – ANFFAS e Soggiorno Proosta; oltre che il grande protagonista della giornata,  l’IPSIA G. Marconi al completo fra insegnanti e alunni.

Il corteo degli studenti è partito alle ore 9,30 dal piazzale antistante lo stadio comunale, per proseguire lungo via Papa Giovanni XXIII, via della Libertà, c.so Cavour, via Orientale, c.so Matteotti e concludersi nella Cattedrale San Tommaso Apostolo alle ore 12 circa. Durante il percorso le scuole partecipanti hanno anche animato momenti di approfondimento della tematica, hanno letto riflessioni, poesie e brevi drammatizzazioni. Il tutto in un clima di gioia e fiducia nell’avvenire, prerogative assolute della condizione giovanile.

 

A Largo Castello, la Marcia della Legalità è stata raggiunta da un ospite illustre, un operatore di legalità che rischia ogni giorno la sua vita interamente spesa per questa causa: Don Luigi Merola, il prete coraggio di Forcella.

Il sacerdote già da qualche anno collabora ai Progetti Legalità dell’IPSIA G. MARCONI, realizzati con profonda convinzione dalla Prof.ssa Lina Sciascio, docente di Religione Cattolica. Durante l’anno scolastico 2018/19 il Progetto Legalità si è articolato in conferenze, attività didattiche e laboratoriali, per culminare proprio nella Maratona della Legalità.

Don Luigi, con l’entusiasmo e il carisma che sempre affascinano i suoi uditori, ha ricordato ai ragazzi presenti l’importanza della conoscenza, della coerenza e della condivisione come fondamenta per la costruzione di una società più giusta.

Il Dirigente dell’IPSIA Prof. Marcello Rosato ha sottolineato come la conoscenza sia la via maestra per il cambiamento e che educatori ed educandi sono tutti parte di un progetto corale; responsabilità dunque condivisa quella di dire no alle scorciatoie, alla prevaricazione, alle ingiustizie sociali.

Gli studenti dell’IPSIA G. Marconi, nella loro riflessione, hanno ricordato le parole di illustri testimoni di legalità. Diceva Don Pino Puglisi che le parole devono essere confermate dai  fatti, come pure Falcone ribadiva  che contano le azioni, non le parole. La legalità è l’esigenza fondamentale di promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune; praticare la legalità dunque osservando le leggi quando sono giuste e battersi perché siano cambiate quando non lo sono. Queste parole di don Lorenzo Milani richiamano al senso di una legalità che è sempre un mezzo, mai un fine. Il fine è la giustizia sociale, attuata attraverso l’uguaglianza e la  libertà.

Scriveva Peppino Impastato: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Durante questa Marcia della Legalità è emersa una bellezza sconvolgente, rinvigorente. Quella che proviene dai giovani, dai loro sorrisi aperti, dalla forza coerente delle loro idee, dagli occhi ingenui e fiduciosi, dall’entusiasmo che avvolge come  un vento rigenerante. E davvero convincono che la loro bellezza salverà il mondo.

E concludono, i nostri giovani studenti, proprio con un pensiero di Giovanni Falcone:

 “Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere.

Ogni scuola ha arricchito la manifestazione con riflessioni lette a voce alta durante una delle soste di questo percorso a tappe che ha attraversato la città. Gli studenti del biennio dell’ITC hanno letto le parole di Calamandrei e hanno aggiunto riflessioni proprie.

Il 26 gennaio del 1955 Piero Calamandrei,  padre costituente, pronuncia queste parole, tratte dal “Discorso sulla Costituzione”, davanti a centinaia di studenti di diverso grado:

“ <La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?>.

Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: <Ma siamo in pericolo?> E questo dice: <Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda>. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: <Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda>. Quello dice: <Che me ne importa? Unn’è mica mio!>. Questo è l’indifferentismo alla politica.

È così bello così comodo: la libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io. Il mondo è così bello, ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica.

La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo.”

Questa è la nostra riflessione:

Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, mentre essa ci riguarda da vicino. Tanto da vicino che anche quando siamo a scuola , lungo le vie, insieme agli altri  ci dobbiamo occupare di politica, perché per vivere insieme è necessario darsi delle regole e rispettarle, questo per la salvaguardia della dignità di ciascun uomo.

Politica infatti non significa solo far parte di un partito piuttosto che di un altro, ma soprattutto far parte di una comunità, in cui tutti partecipano per il benessere e la crescita comune, del resto la parola deriva da polis.

Riprendendo le parole di Calamandrei: la Costituzione è un pezzo di carta, se la si lascia cadere non si muove. Perché si muova bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse e la propria responsabilità.

Questo discorso così importante non deve rappresentare per noi il punto di arrivo, ma quello di partenza, perché ci sprona ad essere parte attiva della politica.

A fronte di una crisi politica internazionale con guerre spaventose in Medio Oriente, che producono il fenomeno del terrorismo alle porte di casa nostra, e che sta causando quella immane tragedia dell’immigrazione; a fronte di un paese che sta crollando per cause naturali, come il terremoto o per l’incuria della burocrazia, perché adesso crollano anche i ponti, questa nostra Costituzione, indebolita da anni di incuria, sta affondando, perché tutti siamo diventati, chi più o chi meno, tanti Beppe, come la storiella di Calamandrei, perché non sentiamo più la Costituzione la nostra casa, sia perché non la sentiamo nostra, molti di noi infatti la ignorano, e sia perché ci è stata derubata da una classe politica interessata solo al potere.

Dunque non dobbiamo rimanere indifferenti alla politica, dal momento che è in gioco il nostro futuro!

Author: redazione

Share This Post On

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *