Il sabato mattina è sempre una giornata di grande fermento: è l’ultimo giorno della settimana e gli studenti sono “elettrici”. Ma lo scorso 16 novembre è stato un sabato diverso dagli altri: l’aula magna dell’ITC era gremita e, in un silenzio assoluto, i ragazzi ascoltavano con attenzione il relatore del primo di tanti appuntamenti che si succederanno, per affrontare l’argomento del bullismo e cyberbullismo, vera e propria emergenza sociale. (clicca per vedere alcune immagini del convegno)
Alcuni alunni di I B ne hanno voluto raccontare: sono storie terribili su cui rifletteranno a lungo.
Sabato 16 novembre noi studenti del biennio abbiamo iniziato un progetto sul bullismo e cyberbullismo: per noi non è un argomento nuovo, perché ci è stato già proposto alle medie. Questa volta però è stato affrontato in modo diverso, più coinvolgente, più dettagliato e calato nella realtà. È iniziato tutto con una conferenza in aula magna: dopo i saluti del sindaco di Ortona Leo Castiglione e della dirigente scolastica Angela Potenza, si è presentato a noi l’avvocato Antonio La Scala, che nella sua carriera si è occupato di vari casi legati a questa problematica. Inizialmente ci ha parlato della droga dello stupro, raccontandoci la storia di una ragazza che durante una festa privata si è sentita male dopo aver bevuto una bevanda in cui avevano versato di nascosto una sostanza stupefacente. Alcuni ragazzi che si erano offerti di aiutarla ne hanno invece approfittato e hanno abusato di lei. “Aiutami per favore, mia figlia è stata stuprata”: questo è il messaggio shock scritto dalla mamma della vittima e ricevuto dall’avvocato. Ci siamo resi conto di come questa cosa può succedere a chiunque e ci siamo chiesti se davvero basta stare molto attenti per evitare queste situazioni.
Tra le varie storie che ci ha raccontato, quella che ci ha colpito di più è la storia dei due fratelli di Gravina di Puglia, Ciccio e Tore, scomparsi improvvisamente nel 2008 mentre giocavano a calcio con 9 compagni. I due fratelli sono morti a causa dell’indifferenza e dell’egoismo dei loro compagni che li hanno lasciati soli in un momento di gran difficoltà, non chiamando i soccorsi e non segnalando a nessuno l’incidente di cui sono rimasti vittime: caduti in un pozzo per recuperare la palla, i due sono stati lasciati soli e lì sono morti. La cosa che ci ha colpito di più è stato apprendere che sono stati ritrovati abbracciati e che nessuno degli adulti e dei bambini che sapevano della loro presenza ha parlato permettendo di salvarli. A questo punto ci siamo chiesti come i ragazzini e i loro genitori, cui avevano raccontato tutto, abbiano potuto tacere, impedire che i bambini fossero salvati e come si possa vivere con un simile peso sulla coscienza. L’avvocato ci ha parlato di altri casi di cronaca e giudiziari: ci siamo resi conto di quanto questa società sia stia involvendo e che quando ci troviamo in situazioni strane o di pericolo bisogna sempre cercare l’aiuto di un adulto o denunciare alla polizia, nel caso di internet relazionarsi solo con persone conosciute quindi reagire in base alla situazione. Giugliani Alessia, Manzone Meira, Rattenni Emidio (IB TUR ITC)
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