E lasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell’altro cura…
Questo scriveva Boccaccio nel suo Decameron nel 1348, quando incombeva su Firenze la grande peste nera, ma io credo che non sia tanto lontano da quello che stiamo provando noi oggi, anche a tanti anni di distanza.
Questa pandemia ha sconvolto completamente le nostre vite, niente più scuola, niente più palestra, niente più partite, niente più sabato sera, passeggiata al mare, feste, saluti, niente più abbracci e baci. Questo virus ci ha reso asettici al contatto con l’altra persona, certo per paura di essere contagiati, ma allo stesso tempo tanto desiderosi di tornare a stringerci più forte.
Questa situazione ci ha colto completamente alla sprovvista, la vedevamo così lontana, a migliaia di chilometri, poi piano piano, quasi impercettibile, è arrivata fino a noi, come in tutta Europa e ci sta velocemente devastando.
Stiamo vivendo una vera e propria guerra senza armi, diversa da quella che hanno vissuto i nostri nonni, forse ancora più letale, più meschina, non vediamo neanche il nemico, si muove tra di noi indisturbato e a noi non resta che curarne solo gli effetti.
Questa guerra sarà scritta sui libri di storia e forse la racconteremo ai nostri figli e ai nostri nipoti, gli racconteremo come è stato rimanere a casa tutto il giorno, come è stato aver paura di andare a fare la spesa, come facevamo lezione a casa in videochiamata, come abbiamo finito 3000 serie tv e come aspettavamo tanto un abbraccio.
Ho molta paura del futuro, non so cosa ci riserverà, non so se andrà veramente tutto bene, perché per molti non è stato così; non so come ci rialzeremo da tutto questo, non so come torneremo alla vita normale, quante vittime ci saranno e quanti guariti. Ora vedo questo periodo solo come un tunnel buio, dove si vede un piccolo barlume di luce, ma ancora tanto distante da noi.
FEDERICA PARIS 3AIMB Nautico
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