Combattere un nemico invisibile non è molto semplice, e ne stiamo avendo la riconferma da ormai qualche mese. Il coronavirus sembrava a noi tutti una lontana malattia orientale, poco più grave di un’influenza che colpiva esclusivamente la parte più debole ed esposta della società. Ben presto ci siamo ricreduti: ha raggiunto dapprima l’Italia e, in pochi giorni, ha bloccato paesi, poi solamente alcune regioni, in particolare nel nord ed infine tutta la nazione. Ciò che oggi ci impedisce di condurre normalmente le nostre vite è una particella di dimensioni seicento volte minori rispetto ad un capello dell’uomo, inutile dire che sia invisibile all’occhio umano. L’uomo può puntare e raggiungere la perfezione quanto vuole, la tecnologia può raggiungere livelli impensabili, ma di fronte a madre natura nulla assume importanza, l’uomo può solo inchinarsi.
Ormai da molti giorni siamo costretti, per il nostro bene ed il bene degli altri, a vivere le giornate nelle nostre case, cercando di adattarle il più possibile alla situazione. Chiaramente non è molto facile, a volte impossibile, altre volte ci viene fortunatamente spontaneo, certo è che non possiamo dire che non sia cambiato nulla. Basta pensare alle attività all’aperto che potevamo svolgere prima della pandemia, alla scuola rimpiazzata da videolezioni con tutte le loro difficoltà. I rapporti sociali sono ridotti a videochiamate o ad una chiacchierata con i vicini. Ciò che recuperiamo in questo periodo sono i rapporti con le famiglie, da anni rari e superficiali, o l’abitudine alla lettura che appare invece uno dei mezzi per accelerare in qualche modo il tempo e far scorrere le giornate diventate interminabili. La routine che avevamo acquisito da qualche anno è stata stravolta completamente, il bus che ogni mattina da ormai tre anni ci accompagnava a scuola non passerà per qualche mese, si pensa addirittura fino a settembre. Quello che noi ragazzi aspettiamo praticamente dall’inizio della scuola, cioè l’estate, molto probabilmente la vivremo in un modo completamente diverso, vincolato dalla ricorrente distanza di sicurezza.
Come in una vera e propria guerra si è fermato tutto, addirittura, le manifestazioni sportive ad esempio le olimpiadi e gli europei entrambi rimandati di un anno, i campionati di calcio, pallavolo, e i giganti del ciclismo mondiale: il Giro d’Italia e il Tour de France non si sono corsi solamente a causa delle due guerre mondiali. Ciò che ci ha fatto capire la gravità della situazione, prima del numero enorme dei contagiati e ancor di più delle vittime, è stato probabilmente lo stop di queste manifestazioni a cui tutto il mondo è legato che nel bene o nel male portano un enorme giro di soldi. Soldi che in una situazione così complessa paradossalmente mancano a chi più ci può aiutare: moltissime strutture ospedaliere sono state in affanno perche a corto di terapie intensive ed il personale sanitario è stato sprovvisto di attrezzature adeguate alla circostanza. Il risultato di anni di tagli alla sanità pubblica e l’evoluzione di alcuni sistemi della stessa sanità si ripagano ora a caro prezzo e si continueranno a pagare per anni.
La speranza, una volta debellato il virus, è nel cambiamento, chiaramente in positivo, del genere umano che possa in qualche modo recuperare ciò che aveva perso e che ha ritrovato in tempi così difficili, ma soprattutto che si possa tornare ad apprezzare anche ciò che noi oggi consideriamo come un qualcosa di scontato, ma che invece non lo è. È un periodo che ci porterà a ragionare su quello che finora abbiamo fatto e a stabilire, a cominciare del prossimo 4 maggio, nuovi obiettivi per un futuro migliore.
Riccardo Vinciguerra 3^ Aim B Nautico
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