Non capita tutti i giorni di incontrare uno scrittore, sedersi accanto a lui e chiacchierare di libri e di letture. E, ovviamente, del suo libro. È successo all’ITC, in un sabato di marzo. Le classi prime, a turno, hanno dialogato con Attilio Ortolano, giovane scrittore emergente ortonese: lo hanno ascoltato e poi travolto con le loro domande e il loro entusiasmo. Tutti hanno voluto riversare sul foglio le impressioni di questa particolare esperienza. A tutti il blog ha cercato di dare voce.
Sabato 17 marzo, la nostra scuola, ITC “Acciaiuoli-Einaudi”, ha ospitato lo scrittore emergente, di soli 24 anni, Attilio Ortolano, che ha presentato il suo ultimo libro: “Il cuore che abito”.
Il romanzo è ambientato nel 2025 ed il protagonista, Ludovico, è un ricco uomo d’affari. Ludovico morirà presto in un incidente stradale e la sua anima verrà impiantata in un suo clone, uguale fisicamente e caratterialmente. Si ritroverà solo e senza mezzi economici, scoprendo così che la vera ricchezza è quella interiore, perché la sua bontà innata gli permetterà comunque di allacciare rapporti positivi con gli altri.
Attilio ci ha subito spiegato che l’idea di scrivere un libro perlopiù ambientato nel futuro non ha una vera e propria spiegazione e ci ha detto che il titolo del suo romanzo deriva anche dalla storia perché si parla di un uomo magnanimo.
Dopo averci svelato alcuni piccoli segreti del libro, noi ragazzi, presi dalla curiosità, abbiamo posto ad Attilio molte domande, alcune di carattere personale, a cui ha risposto in modo esaustivo. Dopo queste mille domande poste all’autore abbiamo parlato di Calvino con la sua lista di “perché leggere i classici”; il primo a rispondere è stato proprio Attilio, che ci ha detto che un classico per lui è quel libro che puoi rileggere molte volte ma che ogni volta ti sorprende dicendoti qualcosa di diverso in base ai tuoi sentimenti, ai tuoi stati d’animo e alla tua età. Alcuni ragazzi hanno spiegato cos’è per loro un classico e tutti insieme abbiamo espresso il nostro parere a proposito.
Di questo incontro ci sono rimaste impresse alcune risposte che ha dato come quella che non ha un genere a cuore, ma scrive quello che pensa; oppure quando non ha saputo dare una risposta. L’autore è molto simpatico e capita poche volte di incontrare uno scrittore così; è stato un incontro divertente e amichevole e un’esperienza particolare.
Mi ha colpito la semplicità e la spontaneità dello scrittore rispecchiando caratteri della sua giovane età. Pur non essendo un amante della lettura mi rimarrà impresso ciò che ha detto Attilio, rileggendo in età diverse un libro si acquisisce sempre qualcosa di nuovo. Quest’incontro mi è piaciuto molto perché oltre a suscitare la mia curiosità il genere fantascientifico, ho compreso l’importanza della lettura, che aiuta ad aprire la mente ed esprimere le proprie emozioni.
Dell’ incontro con l’autore Attilio Ortolano, ricordo in particolare il fatto che egli avesse scoperto la passione per la scrittura fin da piccolo. Noi, invece, scriviamo i testi solo perché ci vengono richiesti dagli inseganti, così come la lettura. Anche l’autore ci ha confessato che l’amore per la lettura non l’ha incontrato sui banchi, bensì in modo occasionale, cioè dopo aver letto il libro “Il gabbiano Jonathan” un regalo da parte del nonno. In un primo momento, il libro gli sembrò troppo difficile, visto che aveva solo 8 anni, e lo “buttò”. Dopo qualche anno lo apprezzò tantissimo, perché i libri non si leggono soltanto una volta, ma si devono rileggere. (Gli alunni delle classi IA e IB dell’ITC Einaudi)
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